Ho appena finito di ascoltare un’intervista di mercoledì scorso al senatore della Lega Simone Pillon. Tramite: https://podcast-radio24.ilsole24ore.com/radio24_audio/2019/190529-uno-nessuno-100milan.mp3, nella trasmissione radiofonica dal minuto 8 al minuto 23 Pillon, si proprio lui, quello del disegno di legge sull’affido condiviso, risponde alle domande del giornalista e mi fa accapponare la pelle; e i diritti delle donne? Penso, e le conquiste del ‘68 ? E l’indipendenza? E l’autodeterminazione e la libertà di scegliere che fine fanno? L’amica che mi ha suggerito l’ascolto mi scrive: facciamo qualcosa, qualunque cosa purché
facciamo capire alle donne cosa stiamo rischiando. Lo abbiamo fatto: l’iniziativa sul DDL Pillon al cinema Eden con l’avvocata, la psicologa, gente esperta, competente, la sala piena, persone in piedi. Lo faremo ancora il 21 giugno, un presidio e un flash
mob per chiedere la piena e corretta applicazione della legge 194, quella sull’aborto, per capirsi, ma l’espressione è riduttiva. Ma non basta, è vero non basta!
Parliamo con le donne, mi scrive su wa, con “le donne normali”, sempre per capirsi, senza fraintesi. Con qualunque donna, qualunque donna incontriamo per strada, al supermercato, al lavoro, a fare l’aperitivo, davanti alla scuola, dalla parrucchiera, ad attendere in fila dal dottore, ai giardini con figli o nipoti, insomma con tutte le donne di qualunque età, di qualunque estrazione sociale (si dice sempre così?) di qualunque idea. Il rischio è un pericolo concreto, un serio pericolo per tutte le donne e non solo, direi per tutta la società civile.
Immaginiamoci per un attimo che ci portino via due delle leggi che hanno reso migliore il nostro Paese: quella sul divorzio, in tantissimi ne abbiamo giovato, tra cui alcuni di quelli che oggi la vorrebbero abolire, e la 194, con il potenziamento dei consultori, la prevenzione e il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, grazie alla quale le donne non hanno più avuto bisogno di ricorrere all’aborto clandestino.
Due leggi di civiltà, di emancipazione, di libertà. Se non avessimo progredito, se non ci fossimo emancipati, non avremmo avuto la Democrazia; senza staremmo tutti molto peggio, uomini e donne.
Allora penso che oggi, più che mai, noi donne a Prato abbiamo il dovere e il diritto di partecipare e di scegliere.
Le donne e gli uomini della CGIL scelgono e chiedono di scegliere chi pensa che i risultati di tante battaglie per i diritti civili non debbano e non possano essere cancellati. Chi non vuol riportare le donne al medioevo.
Manuela Marigolli
31 Maggio 2019