La democrazia si realizza attraverso la parità di genere sui posti di lavoro.

La democrazia si realizza attraverso la parità di genere sui posti di lavoro.

 

“Siamo in un’epoca lontana, una sera dell’anno 1903, nei meandri del porto di Genova, un uomo con una strana valigia, grande e pesante, chiede di fare un giretto in barca per vedere il porto. Arrivati al centro del golfo, lontano da occhi indiscreti, l’uomo sulla barca fa scivolare quella strana valigia in mare sotto lo sguardo stranito del barcaiolo. Siamo in un’epoca dove vivono le stesse emozioni di oggi e gli stessi vizi, in una società che fa finta di essersi affrancata dal perbenismo ma dove regna una morale maschilista. Quella valigia viene ritrovata e aperta sul molo di Genova. Dentro quella valigia c’è un cadavere di una donna fatta a pezzi, avvolta nella naftalina, come per proteggere e conservare.

Conosciamo la vittima: Ernestina Beccaro, giovane donna che amava la vita e desiderava migliorarsi. Voleva affrancarsi dall’ignoranza, imparare, crescere, farsi strada nella vita. Non chiede piaceri o divertimenti solo imparare a leggere e a scrivere, elevarsi socialmente. Ma non sono cose da donne, non almeno per suo marito Alberto Olivo che pensa che il ruolo della donna sia sottomesso all’uomo e che il posto in cui debba stare è in casa. Ernestina, vuole studiare e non si arrende.

Il clima in casa è teso e violento, continue sono le liti. In una di queste notti terribili il marito pretende che la moglie, già a letto, si alzi per preparargli qualcosa da mangiare come dovrebbe fare qualunque donna devota al marito. Ma Ernestina non ci sta. Inizia a coprirlo di insulti e rivendica il diritto all’istruzione negata, si ribella alla cultura che vorrebbe considerare le donne meno di un essere umano.

Con un coltello da cucina Alberto, mette fine alla vita di Ernestina. Uccisa, decide di farla a pezzi. Tutto ciò perché chiedeva indipendenza e libertà. La società italiana e la corte assolvono l’assassino considerandolo e giudicandolo un povero uomo la cui azione dicono essere stata provocata dal comportamento e dall’atteggiamento – il contegno sostengono – di Ernestina”.

Dal Podcast  “Demoni Urbani- il lato oscuro delle città” con la voce dell’attore Francesco Migliaccio.

Vi domanderete perché vi raccontiamo questa storia: per ora vi chiediamo soltanto di mettere da parte, nella vostra mente, questa immagine e di tenerla lì, ferma.

Poi consideriamo il dato sull’occupazione femminile che è storicamente sfavorevole nel rapporto di genere. In Italia su dieci lavoratori solo 4 sono donne: lo dicono i dati diffusi dall’Istat. Altri dati ci dicono che il lavoro femminile cresce dopo la forte diminuzione che si è avuta durante la pandemia ma senza che questa crescita vada a colmare la perdita dei posti avvenuta durante la pandemia. Neanche la differenza occupazionale tra uomini e donne si affievolisce.

Dalla ricerca dell’Ires Toscana “Donne in Toscana…lavorano in meno e meno” emerge che anche nella nostra regione, pur presentando livelli migliori rispetto al dato nazionale, abbiamo un differenziale occupazionale del 13% in meno delle donne rispetto a quello maschile e una media settimanale inferiore di ore lavorate pari al 6.3 %. Un altro fenomeno importante che descritto dall’Ires Toscana è quello relativo alla segregazione orizzontale ovvero la differente distribuzione di genere occupazionale tra i settori economici e le professioni. Ad esempio, nel 2023, è evidente una diversa distribuzione del lavoro di cura tra uomini e donne, dove la presenza femminile è dominante. Il divario di genere permane anche a livello retributivo a causa delle discriminazioni dirette e indirette delle modalità di partecipazione al mondo del lavoro. Il salario delle donne è inferiore, a parità di mansioni. Le donne percepiscono infatti stipendi inferiori a quelli degli uomini: il 2% se si considera il salario mediano, del 6,3% per i salari più alti e l’8,5% per i più bassi.

Anche in Toscana le donne lavorano meno, con contratti precari e spesso part- time per la conciliazione dei tempi di vita con quelli del lavoro. Il lavoro femminile viene considerato una fonte di reddito secondario all’interno della famiglia e la precarietà in funzione della cura familiare. Dalla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, bisogna passare alla condivisione dei tempi di vita e di lavoro. Occorre liberare il tempo della donna dal lavoro non retribuito per avere indipendenza e libertà.

Tornate a quella immagine che avete ben fissato all’inizio nella vostra mente. La repressione della libertà e la soppressione della democrazia, dei diritti civili e del lavoro, cominciano sempre dal corpo delle donne.

Occorre quindi valorizzare la parità di genere e sviluppare le competenze femminili, a partire dai luoghi di lavoro, poiché ogni avanzamento della democrazia non può prescindere dagli elementi fondativi la nostra civiltà e la nostra costituzione che sono fondate sul lavoro e sulla parità retributive.

Nicoletta Anna De Angelis, Segretaria della Camera del Lavoro Cgil Prato con delega alle Politiche di Genere